La cultura del business è una cultura della crescita. Tu non apri una rosticceria per avere una rosticceria e sbarcare il lunario. Tu apri una rosticceria per avere TUTTO IL SUCCESSO ECONOMICO CHE PUOI.
Questa parte, “tutto il successo che puoi”, manca all’ Italia.
Paese dove se vinci 7 ad 1 ti dicono che “dovevi fermarti prima”. Non puoi, cioe’, avere tutto il successo che puoi.
Nessun ristorante apre il secondo punto se non ha un figlio da sistemare, nessuno apre il terzo se non ha un altro figlio, o un parente, da sistemare. Il negozio è un lavoro fisso, tutto qui.
E’ la struttura del commercio italiano: se un negozio fa prezzi migliori di altri, succedono diverse cose. Prima gli altri si lamentano col suo “rappresentante”, quello che gli vende le cose che poi rivende.
Il rappresentante va dal negoziante – tipicamente questo succede coi bar e i rappresentanti di caffè e dice che in zona tutti fanno un altro prezzo, e che lo hanno minacciato di cambiare marca se non gli parla. E siccome lui è un amico, perche’ tutti sono amici in Italia , allora e’ un consiglio che è meglio accettare. Poi parliamo dello sconticino, abbi pazienza.
Se il nostro commerciante si ostina a fare prezzi migliori, allora entrano in campo le amicizie, e arrivano “i controlli”, le petizioni dei vicini contro i locali notturni (di cui i vicini non sanno nulla) , le lettere ai giornali sul degrado, e via dicendo.
Poi si passa gradualmente alle maniere pesanti, nelle birrerie andranno gli ultra’ di calcio ad ubriacarsi e far casino , pagati lautamente dal bar ove andavano prima, oppure qualche spaccino dimentichera’ una dose nei bagni e ops, arriva il poliziotto subito dopo, per i ristoranti puo’ succedere che si affittino grossi camion e li si parcheggi di fronte al ristorante per non farlo vedere dalla strada, che l’intera zona venga sporcata con scritte e vernici , i cassonetti vengano incendiati, l’arredo urbano devastato, per farla sembrare un ghetto di harlem, e cosi’ via.
Perché? Perché non esiste una cultura del business, o del successo, ove voi fate tutto quello che potete per avere il massimo successo. Il negoziante che apre deve anzi MINIMIZZARE la propria “minaccia” verso gli esistenti.
Deve tenere un basso profilo, deve allinearsi ai prezzi di tutti gli altri, non deve dare molto fastidio. Se ci fate caso, le bazze di cibo ottimo e prezzi bassi le trovate solo fuori citta’, perche’ e’ un patto tacito che la scomodita’ compensi i vantaggi.
Ma “la zona” e’ una torta che tutti devono dividere, senza infastidirsi reciprocamente.
Aprire un negozio, del resto, non e’ percepito come un diritto. Dovete “chiedere il permesso”, “fare domanda”. Non e’ il sindaco a supplicarvi di aprire un negozio a Cinisello Balsamo anziche’, come farebbe qualsiasi essere razionale, farsi 2 ore di aereo ed aprire un pub in Irlanda, di fronte all’oceano.
No, siete voi che supplicate. Supplicate l’amministrazione di concedervi il diritto di aprire un business. “fate domanda”. Chiedete-il-permesso. Non c’e’ da nessuna parte. In tutto il mondo voi aprite, e lo comunicate allo stato perche’ dvete pagare le tasse, certo. Poi se violate le leggi spetta allo stato controllarvi e punirvi.
Ma non vi si ferma. Non c’e’ un permesso da chiedere PRIMA. Certo, aprendo un’azienda potreste inquinare.
Del resto, uscendo di casa potreste poi fare una strage, ma non per questo dovete chiedere un permesso per andare in strada.
E tutto questo strisciare, chiedere, implorare, vi fa sentire delle merde sin dall’inizio. Chiedere il “permesso di apertura”? Was? Wie bitte?
Quando dico che non esiste una cultura del business e del successo, intendo:
Il business in Italia e’ concepito come qualcosa di PICCOLO, che non causa fastidi ai concorrenti, che divide la torta equamente in un vivi e lascia vivere. Il successo e’ vivere bene NEL PICCOLO. Cioe’, il successo e’ rinunciare al successo.
Il business in Italia e’ concepito come qualcosa di PERICOLOSO, da contenere pretendendo che si “chieda il permesso”. Non e’ un diritto, non e’ una liberta’, ma una concessione. Da doversi meritare, andando d’accordo con tutti.
Il successo in Italia e’ sospetto. Chi ha successo deve nascondersi. E comunque non devi avere piu’ successo del minimo strettamente necessario a vivere , te e la tua famiglia.
E’ ingiustificabile il negozio che cresce senza bisogno di farlo.
L’intenzione di fare soldi in Italia e’ sospetta.
Avidita’, lussuria, peccato! Vade retro, Satana! Il negozio si apre per portare a casa il pane, mai fare di piu’. Che cavolo credete di essere? Steve Jobs diceva “stay hungry” per dire di morire di fame ogni giorno, che cavolo avete capito?
per questa ragione, quasi nessuna startup sa parlare di business. Tutte le parole del business in Italia sono associate all’abiezione morale.
Se diciamo business è perche’ “affari” ha una connotazione negativa, quanto “affarista”. C’era ancora “imprenditore” ma Puffo Scopolone lo ha rovinato.
Vuoi fare un sacco di soldi? Vivi per i soldi, sei avido, sei senza cuore, sei un uomo senza morale, senza scrupoli. Un “affarista”, parola che per un qualche motivo in Italia assume connotati quasi criminali.
Da notare che questo poi produce un effetto Pigmalione al contrario, ovvero chi ama gli affari si abitua all’idea di essere disonesto. Ma questo e’ un altro punto.